Oggi 19 marzo l’ESHRE, la Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia, ha rilasciato un comunicato stampa che fa seguito ad analoga comunicazione inviata a tutti i centri PMA della società con una serie di raccomandazioni in merito alla esecuzione di trattamenti di PMA nella attuale fase di pandemia da SARS-CoV-2, rispetto ai rischi connessi per la salute generale delle persone e degli operatori sanitari e nel concepimento e nella gravidanza.
In questo comunicato, si evidenzia che, sebbene non ci siano prove evidenti di effetti negativi dell’infezione da Covid-19 sulle gravidanze, in particolare quelle nelle fasi iniziali, come indicato dagli ultimi aggiornamenti dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) negli Stati Uniti e in altri in Europa, i dati finora riportati sono ancora troppo esigui e si riferiscono a gravidanze nella fase finale.
Sono stati segnalati infatti alcuni casi di donne positive a Covid-19 che hanno partorito bambini sani liberi dalla malattia. Sono stati segnalati esiti neonatali avversi (rottura prematura delle membrane, parto pretermine) in neonati nati da madri positive a Covid-19 durante la gravidanza, ma i rapporti si basavano su dati limitati. Allo stesso modo, è stato pubblicato un caso clinico di un bambino infetto, ma ancora una volta non c’erano prove evidenti che questo fosse il risultato della trasmissione verticale.
Di contro non si hanno ancora informazioni attendibili sul possibile effetto dell’infezione da Covid-19 sulle gravidanze nelle loro fasi iniziali. È necessario quindi evitare che le pazienti possano, in caso di contagio, trovarsi in condizione di gravidanza, alla fine magari di un lungo percorso di ricerca della maternità, con le complesse decisioni terapeutiche e diagnostiche che inevitabilmente si determinerebbero.
Va tenuto in oltre conto che all’inizio di una gravidanza il sistema respiratorio, circolatorio e immunitario della donna sono esposte a importanti trasformazioni e sono gli stessi sistemi che vengono più direttamente aggrediti al virus SARS-CoV-2.
Data l’esiguità dei dati, sebbene incoraggianti, si impone dunque massima cautela nell’interpretazione e nelle scelte, tanto più che alcune delle cure mediche fornite a pazienti con una forma severa di polmonite da coronavirus può richiedere l’uso di farmaci controindicati nelle donne in gravidanza. Inoltre non possono essere escluse al momento complicanze materne o neonatali che sono sono state riscontrate in casi di altre infezioni da coronavirus (come la SARS).
Per questi motivi, in accordo con altre società scientifiche internazionali del settore, l’ESHRE consiglia che tutte le pazienti infertili che stanno per intraprendere o hanno programmato un trattamento, anche se non soddisfano i criteri diagnostici per infezione da Covid-19, debbano evitare in questo momento gravidanze. Per le pazienti già in trattamento suggerisce di considerare una gravidanza posticipata con congelamento di ovociti o embrioni per un successivo trasferimento dell’embrione.
L’RSHRE osserva che oltre che per i rischi specifici connessi con l’avvio di una gravidanza in questo contesto di pandemia intervengono altre ragioni che raccomandano questo approccio prudenziale, clinicamente, eticamente e deontologicamente corretto, ovvero:
– la necessità di evitare lo spostamento sul territorio europeo delle coppie e l’accesso alle strutture cliniche per contenere i possibili contagi. L’aumento esponenziale dei casi di positività al COVID-19 accresce il rischio di contagio dei donatori, dei pazienti infertili e del personale dei centri di medicina della riproduzione, nonché della popolazione in generale.
– il dovere etico e deontologico di non contribuire a determinare alcuna situazione che possa rendere necessario un accesso al pronto soccorso o un ricovero ospedaliero dopo un ciclo di PMA. Ridurre i rischi della necessità di utilizzare posti letto ospedalieri, sale chirurgiche o terapie intensive legati ad eventuali complicanze derivate dalla esecuzione di programmi di concepimento assistiti risulta oggi un atto dovuto nei confronti della popolazione e del personale medico-sanitario che stanno combattendo una lotta al limite delle risorse umane ed economiche.
L’unica eccezione alla sospensione dovrebbero essere i cicli con stimolazione già iniziata e le attività di crioconservazione della fertilità in pazienti oncologici, che saranno garantite dalle strutture deputate, in considerazione della loro urgenza e indifferibilità.
Link al testo originale integrale del comunicato:
https://www.eshre.eu/Press-Room/ESHRE-News