Lo stress una medaglia a due facce. Conosciamole.

Lo stress è parte integrante della vita di ciascuno di noi. Senza questo tipo di meccanismo, innato e fisiologico, noi esseri umani saremmo incapaci di affrontare qualsiasi sfida, imprevisto o pericolo della vita.

“Senza stress, c’è la morte” – diceva Hans Selye, uno dei primi studiosi dello stress.

Lo stress è dunque un fenomeno che riguarda ognuno di noi in quanto, in modo più o meno consapevole, tutti siamo sottoposti costantemente ad eventi, sfide, minacce e imprevisti di varia entità e natura che rappresentano agenti stressanti (stressors), ai quali reagiamo in modi differenti a seconda della nostra personalità, del nostro contesto e fase di vita e della nostra storia.

Ma cosa è lo stress? 

E’ una modalità fisiologica (dunque sana, naturale e funzionale alla vita) di adattamento che ciascuno di noi ha di fronte alle sollecitazioni dell’ambiente e/o alle richieste interne, che percepiamo in termini di squilibrio o di novità improvvise e impreviste. Queste sollecitazioni/richieste, definite “stressor o agente stressanti” rompono dunque il ritmo uniforme del vivere quotidiano e non possono essere affrontate con le ordinarie strategie adattive. Ci pongono dunque un problema da risolvere, una sfida se lo percepiamo positivamente o un pericolo, in caso contrario.

Gli stressor possono essere sia eventi negativi – es. un litigo, la perdita del lavoro, una delusione amorosa, una malattia, sia eventi ritenuti “positivi” e “desiderabili” – es. sostenere un esame, cambiare casa, una promozione lavorativa, la nascita di un figlio, lo sposarsi, ecc.

In questi casi, siamo alle prese con un compito di riadattamento, cioè dobbiamo trovare nuove modalità cognitive-comportamentali per affrontare la novità/sollecitazione (stressor) e lo dobbiamo fare rapidamente e in maniera efficace, perché avvertiamo che lo stressor pone un problema difficile e rilevante per il nostro benessere psicofisico, per ciò che ci sta a cuore ed è importante per noi e per la nostra salute e i nostri equilibri.

Lo stress è la risorsa a pronto uso per queste situazioni in quanto ci permette  una mobilitazione massiva e rapida delle risorse cognitive, emotive, neurofisiologiche  ai fini di padroneggiare, ridurre o tollerare gli stressor.

Lo stress di per sé non è positivo né negativo. Esso ha conseguenze positive o negative su di noi in funzione di una serie di variabili:
– l’intensità;
– la durata;
– le variabili personali, cioè la personalità individuale;
– le risorse dell’ambiente fisico e sociale (ovvero quelle opportunità o caratteristiche dell’ambiente che aiutano la persona a fronteggiare lo stress o la proteggono dal potenziale impatto aggressivo e logorante delle richieste o sollecitazioni esterne)

Quando lo stress è buono?

Lo stress è buono e in questo caso parliamo di “eustress“, quando il livello di attivazione neurofisiologica, cognitivo, emozionale e comportamentale è medio, cioè contenuto entro determinali limiti di intensità e tempo, e porta a risultati giovevoli per noi, nel senso di ottenere qualcosa di desiderato o di superare, ridurre o arginare qualcosa di negativo o nocivo.

Noi viviamo una stato di stress benefico quando affrontiamo un’attività intensa, ma anche divertente, desiderata, soddisfacente, per esempio una corsa, una partita a scacci, un esame; oppure quando viviamo esperienze che hanno un risvolto favorevole nella nostra vita, per esempio un impegno professionale che richiede sollecitudine ma arreca soddisfazione; il trasferimento in un’altra città che favorisce la nostra carriera; un coinvolgimento affettivo in favore del quale prendiamo decisioni importanti ma che gratificano la nostra vita sentimentale.

In tutti questi casi viviamo una forma di stress che provoca un’attivazione fisica e mentale dovuta a stimoli ambientali che arricchiscono di significato la nostra vita e rispetto a cui viviamo un senso di efficacia e di padronanza sull’ambiente e gli eventi.

Questo tipo di stress è definito eustress perché dà tono all’organismo e alla psiche, preparando al lavoro e migliorando la qualità della vita. E’ dunque benefico e le ricerche dimostrano che l’eustress, ovvero un grado ottimale di stress, migliora lo stato di salute, rende meno sensibili alla monotonia e affina le capacità di attenzione, di concentrazione, di apprendimento, di memoria e di risoluzione creativa dei problemi. 
Aumenta la nostra resilienza. 

E’ quindi estremamente utile. In tutti questi casi percepiscano che l’evento stressante è controllabile da parte nostra.

Quando lo stress da benefico diventa nocivo?

Quando il continuo accumularsi di stimoli-stressori e il loro perdurare portano ad un’attivazione fisiologica e psichica eccessiva, imponendo al nostro organismo psicofisico sforzi esagerati e innaturali.

Ciò si verifica quando le sollecitazioni e le richieste esterne e interne sono eccessivamente intense o sono troppe oppure  durano troppo a lungo e comportano troppe o non riducibili conseguenze negative per noi, superando quindi le nostre possibilità/capacità di fronteggiamento.

In tutti questi casi lo stress ha l’effetto di appesantire la nostra attività mentale, di intasarci di emozioni negative e sovraccaricare il nostro fisico, attingendo in modo massiccio alla risorse neurofisiologiche, emotive, cognitive e comportamentali dell’organismo, con il rischio di esaurirle.

Si tratta di tutte quelle situazioni in cui l’ambiente ci richiede più energia, controllo, impegno e responsabilità di quanta noi, in quel momento, siamo in grado o disposti a mettere in gioco.

Ciò avviene ogni qualvolta ci è richiesta una costante vigilanza e controllo sull’ambiente circostante (per esempio a lavoro, in famiglia, con il partner, con i figli, con gli amici) che fa richieste o troppo intense e affaticanti  o troppo numerose.

Che succede in questi casi? Normalmente la prima reazione che un individuo ha è quella di cercare di fronteggiare queste difficoltà. Se tali tentativi non hanno successo, comincia a percepirsi come privo di risorse e risposte efficaci davanti a tutte queste sollecitazioni (per esempio un lutto, una delusione sentimentale o amicale, un problema lavorativo, una malattia) e, pertanto, diventa fragile di fronte alle pressioni esercitate dal contesto di vita.

Quindi, dopo una prima fase di sopportazione-resistenza, l’individuo scivola in una stato di esaurimento e di logorio.

In questi casi si è alle prese con quello che viene definito distress (stress ‘cattivo’). La persona vive gli stressor come eventi negativi, minacciosi, su cui avverte di avere poco controllo.

Ma quali sono i ‘campanelli di allarme‘ di una situazione di distress?

Si veda articolo relativo.

 Presentazione sintetica sullo stress: Presentazione stress