I campanelli di allarme dello stress nocivo

Come abbiamo detto, quando le sollecitazioni e le richieste esterne e interne sono eccessivamente intense o sono troppe oppure durano troppo a lungo e comportano troppe o non riducibili conseguenze negative per noi,  superando le nostre possibilità/capacità di fronteggiamento, noi entriamo in una fase di distress, cioè di stress nocivo, che ci impone un’attivazione fisiologica e psichica eccessiva.

I primi segnali di questo sbilanciamento generalmente ci arrivano dal corpo che cerca, in svariati modi, di avvertirci del fatto che l’equilibrio psicofisiologico del nostro organismo rischia di essere compromesso:

– palpitazioni,
– secchezza in bocca o in gola,
– abbondanti sudorazioni,
– frequente bisogno di urinare,
– appetito a volte mancante, a volte eccessivo,
– disturbi digestivi o intestinali,
– cefalea da tensione,
– dolori al collo o alla parte bassa della schiena,
– tremori, tic nervosi,

– ansia – irrequietezza e stato d’allarme,
– depressione,
– senso di stanchezza,
– perdita della ‘voglia di vivere’,
– astenia, senso di vertigine o di irrealtà,
– disturbi del sonno
– irritabilità o irascibilità
– disturbi del sonno,
– incapacità di attenzione e di concentrazione,
– aumento nel consumo di sigarette
– aumentato consumo di tranquillanti o stimolanti

sono solo alcuni dei campanelli di allarme più diffusi.

In verità il nostro organismo va ben oltre il tentativo di allertarci: cerca addirittura di adattarsi alla situazione stressogena, opponendo resistenza e attingendo alle sue riserve di risorse neurofisiologiche, cognitive, emozionali e comportamentali, con un notevole costo sia fisico che psicologico: ad esempio quando si cerca di sopportare la tensione provocata dalle prepotenze o ingiustizie subite a lavoro; il dolore sperimentato in seguito all’incomprensione o all’elevata conflittualità all’interno di una relazione di coppia significativa; il senso di impotenza provato di fronte a problemi gravi dei figli o dei genitori.